mercoledì 10 aprile 2013

L’intenzione più importante

(by Massimo Enzo Grandi)

Chiaramente riferito a quanto detto ne “La Cosceienza Originaria” – cioè che l’energia và dove la si pone e che prestando attenzione a cose che disturbano non si ottiene che un accrescimento del disturbo stesso – qualcuno ha commentato che distogliere l’attenzione da un certo tipo di situazioni non è affatto la soluzione migliore. Infatti è stato portato l’esempio dei conti da pagare, dove distogliendo l’attenzione dalle bollette e dai conti si riesce ad ottenere una certa situazione di pace e soddisfazione… fino a che non sopraggiungono i richiami con spese, problemi supplementari ecc.

In effetti cosa succede? Succede che prendendo solo parti separate di un discorso se ne può stravolgere completamente il significato. In questo caso per esempio si è omesso di prestare anche attenzione al fatto di dirigere l’energia – quindi l’attenzione stessa – dove si vuole che questa venga effettivamente utilizzata.

Ciò cosa significa? Significa che nel caso delle bollette l’energia dovrebbe venir incanalata a realizzare la possibilità di pagare tali bollette, non a “farle sparire” (cosa che praticamente non è “umanamente” possibile). Vi è infatti una gran differenza tra una forma di “menefreghismo” e una forma invece di indirizzamento della propria volontà verso la soluzione dei problemi (ostacoli) che si incontrano.

Nel caso delle bollette e delle fatture quindi si ha da stabilire innanzitutto l’intenzione in merito, cioè in che modo impiegare l’energia. Le possibilità sono tre: pagare; non pagare per validi motivi; non pagare per menefreghismo. Questa intenzione è importante per prendere effettivamente coscienza sulla reazione da tenere nei confronti di una situazione, intenzione che comunque si può sempre modificare in qualsiasi momento in quanto non prettamente vincolante.

Per pagare non c’è bisogno di fissare semplicemente le bollette pensando “oddio devo pagare le fatture”. In questo caso l’energia è dispersa ad aumentare le fatture da pagare, non a pagarle. Una volta individuato il metodo per provvedere al pagamento si deve dirigere lì tutta l’energia. Dunque per pagare servono i soldi, e per avere i soldi necessari si deve comunque fare qualcosa. Non mi si prenda sul serio ma questo qualcosa potrebbe anche essere una rapina in banca, ciò non toglie che comunque comporta un’azione che richiede la nostra energia. Mi piace citare l’esempio dell’individuo seduto davanti alla stufa che le chiede di dargli calore e in cambio lui gli procurerà la legna per ardere… prima metti la legna, solo in seguito puoi avere il calore…

Il non pagare per validi motivi funziona nello stesso modo: l’energia viene indirizzata alla soluzione del problema che equivale a non riconoscerne una giustificazione. Anche in questo caso l’energia è distolta dai conti da pagare e viene impiegata per dimostrare e sostenere le motivazioni che ci portano a contestarli.

In questi due primi esempi è chiaro che l’attenzione è stata distolta dalle fatture da pagare passando in un certo senso lo scopo che si vuole raggiungere da un punto ad un altro, vale a dire dai conti sospesi ad altri fattori comunque ad essi collegati. Nel terzo caso – il non pagare per menefreghismo – vi è invece proprio un tentativo di eludere completamente una situazione che, volenti o nolenti, è presente nella “realtà” (per modo di dire). Questa situazione prima o poi tornerà nuovamente a farsi sentire con un sonoro ceffone per mostrarci che è ancora in attesa di una azione in merito.

L’intenzione più importante è e rimane comunque quella di star bene ed essere felici, il che non significa rimanere immobili e vegetare per evitare di confrontarsi con “la vita stessa”, ma significa affrontare proprio con serenità e benessere ogni asperità, forti della propria Intenzione cosciente (che comunque possiamo sempre cambiare….)

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