sabato 19 gennaio 2013

Massimo Enzo Grandi - Elenco dei Blog

Elenco dei vari blog:
     
     
Il mio materiale è a disposizione di chiunque ne sappia fare buon uso. In caso di utilizzo a scopi commerciali si prega comunque di prendere direttamente contatto con l’autore.
Massimo Enzo Grandi

martedì 15 gennaio 2013

Vedere Dio, sentire Dio ed essere Dio

di Massimo Enzo Grandi
(tenendo conto del post Il Dio Confuso)
Trovarsi di fronte a Lui direttamente è impossibile in quanto ne farebbe un essere completo e finito, mentre Dio non può essere ciò. Ha bisogno del nostro aiuto per sentirsi tale, o almeno avere l’impressione di esserlo. Dunque Dio è un “Senza Forma” che si espande nella Forma.
C’è un punto interiore che stabilisce il mio essere come persona, come pensiero, come agente. Per avere un punto interiore devo anche avere, di conseguenza, un punto esteriore, il che non significa però letteralmente che sia “fuori dal mio corpo”, ma che si tratta solo di un riferimento ben distinto, seppur illusorio,  in modo da darmi la coscienza – sensazione o illusione – di essere persona, pensiero, agente, animatore…
Questa descrizione potrebbe benissimo essere il “pensiero di Dio” che lo porta a creare il mondo fenomenico che conosciamo. Quindi si desume che siamo noi a dare a Dio il significato che noi riteniamo gli si addica di più, indipendentemente dal fatto che questo significato sia o meno corretto.
Nelle mie ricerche, cosa mi dice in continuazione che Dio non è ciò che molta gente pretende di farmi credere che sia? Probabilmente proprio per il fatto che queste persone “pretendono” di imporre il loro Dio che hanno costruito su favole e racconti creati per soggiogare proprio i miti e i giusti che portano “Dio” nel loro cuore.
Perché Dio dovrebbe parlarmi tramite gli altri? Perché le cose che mi dice tramite gli altri rispecchiano solo ed esclusivamente le idee e le convinzioni di questi e differiscono da quelle di altri? Dio parla a te come parla a chiunque altro. Piuttosto chiediti perché in troppi non lo ascoltano e preferiscono ascoltare gli altri. Per questo dicono ciò che rispecchia le loro convinzioni e non le tue.
Esiste una religione unica e vera? Esiste una verità assoluta?
L’unica vera religione è quella che riesce a mettere tutti d’accordo ad accettare chiunque e qualsiasi cosa come parte di un unico sistema di cose, indipendentemente dall’idea che se ne abbia.
A cosa serve la vita? Serve a scoprire che siamo vivi? E cosa significa essere vivi? Esplorare e ricercare la vita?
La vita serve a rendersi conto di esistere. Se non ci fosse questo intento di scoperta di sé non ci potrebbe essere la vita.
Allora c’è un chiaro riferimento a quanto si puo per esempio leggere nel testo Vita impersonale – io Sono, cioè: in qualsiasi momento fermati e ripetiti: “Sii calmo e sappi. Io sono Dio” in modo da permettere alla più elevata manifestazione della mia idea di “Dio” di manifestarsi. In quel momento ecco che “mi viene dato” ciò di cui ho bisogno, o meglio: creo ciò di cui ho bisogno grazie proprio al mio “affidarmi alle mani di Dio” (per modo di dire), che in qualsiasi caso sta facendo proprio il meglio per me.
Dunque la creazione, intesa come atto in continua manifestazione dell’essere, avviene proprio quando io non interferisco ma, in un certo senso, ho fede nel mio “scopo” che si trova nel mio profondo Sé, in modo inconscio, e permetto che venga fatta proprio questa “volontà divina” che non è scritta da nessuna parte e non è prerogativa di nessuno in quanto distinta e personale per ognuno… Sembra quasi complicato, no?
Come un pensiero si delinea su un percorso tracciato dalla necessità, anche la creazione si delinea su un pensiero della realtà stessa come solitamente ti appare. Permetti a questo pensiero di manifestarsi e vedrai come tutto sarà più chiaro e semplice.
Come posso sapere con certezza quale sia il mio pensiero creativo?
È esattamente quello che vedi manifestarsi.
E come posso dirigerlo con consapevolezza?
Semplicemente facendolo tuo. Quando realizzi che ciò che succede è ciò che stai creando sarai anche in grado di gestire la tua creazione con responsabile divinità. Le idee che ti aiutano nel tuo intento le stai già sviluppando. Spirito Santo è l’azione della tua idea sulla materia.
Io sono qui adesso.
Non v’è nulla che possa essere di disturbo a questo fatto. Ammettendo che (io adesso) decida di essere in un punto che potrebbe essere definito “futuro” o “passato”, sarei sempre nel mio adesso, ciò perché esiste solo proprio questo “io adesso” e null’altro.
Cos’è l’io adesso? Proprio questo (io sono) in espressione. Dio (cioè Io) in perfetto divenire.
Io sono – qui adesso – fermo!
Io sono Dio, il moto immobile, la perfetta illusione, sono l’unica cosa esistente sotto molteplici aspetti che mi danno l’illusione di essere separato da me stesso.
Fermo!
Prendi conoscenza che Io Sono Dio!
venerdì 11 gennaio 2013

Il Dio Confuso

by Massimo Enzo Grandi

Il termine Dio è spesso usato in modo confuso e inappropriato. Difficilmente infatti si può avere la certezza che il nostro interlocutore sia in grado di riconoscere il Dio di cui stiamo parlando senza confonderlo con il Dio in cui fermamente crede (o non crede) o di cui lui abbia sempre sentito parlare. Solitamente già questa asserzione porta una persona “monoteista” a fraintendere quanto detto credendo di leggere tra le righe l’esistenza di più Dei. Dal canto suo un “politeista” invece riconosce chiaramente ciò che ha sempre ritenuto, cioè che esistano più di un Dio in forma separata, ma veramente non è neppure questa la giusta interpretazione di quanto poc’anzi detto. L’ateo invece ha probabilmente già evitato accuratamente di leggere un testo con il titolo di “Dio Confuso”, a meno che non abbia creduto di trovare un campo fertile per dar sfogo alle sue colpevolizzazioni verso le religioni, le chiese e soprattutto verso quel Dio in cui non può assolutamente credere.

In molti dei miei testi uso questo “termine”, questa definizione, esclusivamente nel contesto del discorso affrontato. Cercando però di “assecondare” l’idea di Dio usata in quella particolare situazione traggo forse in inganno il lettore che ritiene io stia confermandone la definizione data o intesa, e non riesce a percepire nel modo corretto di cosa io stia parlando e cosa stia esattamente dicendo.

In modo da chiarire il mio punto di vista – che si trova ovunque nell’infinito – cerco quindi di dare qui una definizione di cosa io veramente riesco a vedere, percepire e soprattutto comprendere con il termine Dio.

Che si parli di Javé, Elohim, Brahma, Zeus, Odino, Quezoalcoalt, un nome “impronunciabile” o segreto, tutti i nomi, il “mio” nome o qualsiasi termine si usi per definire Dio, è più che appariscente che si stia facendo riferimento a qualcuno (o qualcosa) che abbia effettivamente e volontariamente provveduto alla creazione del tutto con la propria volontà, dunque consapevolmente e con metodo.

Come prima cosa tengo a precisare che il “mio Dio” – cioè ciò che personalmente intendo quando ne faccio riferimento – non è assolutamente un essere a sé stante. Non è un essere che ha creato un Universo con il solo scopo di soggiogarlo a suo piacimento punendo chi non segue le sue direttive e premiando chi invece le segue. Cioè non è quell’essere rappresentato come un vecchio canuto dall’iconografia classica.

Le direttive (o leggi) che si attribuiscono ad un simile Dio sono state scritte da semplici uomini avvalendosi della dichiarazione che giungessero da un’entità superiore che ha scelto loro e la loro stirpe quali messaggeri di salvezza per l’umanità, a volte con la convinzione fosse semplicemente così e a volte invece con dei propositi ben precisi.

In molti casi queste leggi potrebbero essere sintetizzate in qualche semplice “comandamento” che soprattutto implica una morale che non entri in contrasto con il nostro prossimo (o con ciò che riteniamo il nostro prossimo, ma questo è un discorso che ho già trattato separatamente). Sono quindi punti che si possono considerare “giusti” e… diciamo pure di una certa “elevatura spirituale”. Tutto quanto dunque viene largamente aggiunto in voluminosi tomi di migliaia di pagine per la maggior parte è puramente frutto di fantasie (per alcuni addirittura cospirazioni) e forse in alcuni casi anche farneticazioni.

Finché quindi un individuo basa la sua idea su Dio in base a ciò che gli viene insegnato, detto, raccontato o inculcato, avrà sempre difficoltà a percepire questa entità creatrice nel suo vero e unico “modo di essere Dio”. La sua idea sarà dunque “contaminata” da falsità che lo portano ad allontanarsi da quella “realtà” che invece è così semplice che “solo i bambini sanno vederla chiaramente”.

Anche chi si accanisce contro l’idea dell’esistenza di un Dio e asserisce che siamo noi stessi gli artefici della nostra vita, anche se sta dicendo il vero in fondo si lascia illudere da convinzioni materialistiche ed egoistiche. Ma non per il fatto di sentirsi più importanti di un possibile Dio, bensì per il fatto che spesso, a sua volta pretende di imporre il suo “punto di vista” (comunque anche questo ovunque nell’infinito) a chi invece potrebbe avere un’idea di “Dio” proprio come entità insita in noi stessi, nel nostro corpo, nella mente e nel “cuore”.

Non nego che anch’io – molti, ma molti anni fa – credevo al Dio cattolico Cristiano raffigurato dall’iconografia classica come un “umano” attempato, burbero, severo e vendicativo che da qualche millennio aveva smesso di parlarci e condurci per mano verso il “Paradiso”, questo grazie ai nostri peccati che commettiamo in continuazione. Poi sono iniziate le domande, i confronti con “gli Dei” di altre religioni, le ricerce della Verità tra le varie verità assolute che in tanti cercano di propinare condite dalle più svariate salse.

Non è che abbia comunque affrontato chissà quali studi. Mi sono accontentato, e mi accontento tuttora, di leggere tutto quanto abbia potuto attirare la mia attenzione. Cercando per altro di non lasciarmi condizionare troppo da questa idea piuttosto che dall’altra – ma semplicemente cercando di capire cosa stessero “dicendomi” i vari autori, i vari personaggi o le più disparate “entità” – ho assimilato un discreto bagaglio di informazioni (tengo a precisare “assimilato” e non “imparato a memoria”, quindi dati presenti a livello più inconscio) che secondo la mia mente “logica” sono state catalogate come possibili, probabili, fattibili e, soprattutto sensate e sperimentabili direttamente.

Oltre naturalmente alle nozioni Cattoliche e Bibliche, queste mie ricerche mi hanno portato a toccare sia le filosofie indiane (induismo, brahmanesimo ecc.) e il buddhismo, Rosacroce, la Golden Dawn, Alchemia. Ho toccato argomenti di etica, filosofia, teologia, teosofia, dottrine segrete e non, princîpi dei quanti e dei pochi, la teoria delle stringhe (orribilmente tradotto dall’inglese “string”), la legge di attrazione, neurologia (a livello amatoriale ma comunque esaustivo),  l’evoluzione secondo Darwin, psicologia Freud-Junghiana, parapsicologia, lo spiritismo a partire da Allan Kardek, scienze occulte, Kinesiologia, EFT, Brain Gym e Touch for healt, pranoterapia, mesmerismo, Ho-oponopono, e poi ancora le varie divinazioni come i tarocchi, I Ching, la sfera di cristallo. Ho toccato anche argomenti come la scrittura automatica, sia personalmente (vedi alcuni estratti in Domande e Risposte) che tramite altri “autori” come Neale Donald Walch. Poi anche fenomeni di channeling soprattutto riferiti a Edgard Cayce, Abraham-Hicks, Ramtha-Knight, per non parlare anche di personaggi come Roberto Assagioli e Giuseppe Filipponio, Richard Bach, Pitagora, Michael Ende, Walt Disney, Erick Von Däniken, Platone, Giordano Bruno, Van der Leeuw, Leadbeater, Sai Baba, ma anche come Aleister Crowley ecc. Dulcis in fundus (ma abbastanza in fundo) anche qualche ricerca e interesse sull’ufologia (UFO e USO). Insomma, chi più ne ha più ne metta.

Diciamo che di tutto quanto ho indicato è rimasto attaccato qualcosa al mio modo di pensare, vedere, ascoltare. A volte già a me stesso appare confuso, ma poi riesco a riallacciare le mie opinioni ad almeno più di una di queste esperienze. Quindi mi sono fatto un’infarinatura di tutto un po’ senza per altro avere preferenze o diventare “specialista” in un ramo piuttosto che in un altro. Praticamente un po’ come quel mio amico francese purtroppo scomparso (Dominique Gonelle) che un giorno mi disse: “Voi svizzeri parlate molte lingue, ma nessuna in modo corretto” (e questo si può forse anche notare dal mio italiano, lol), ecco, lo stesso vale per le mie conoscenze, quindi facilmente potrei anche confondere un nome con un altro, oppure faccio abbinamenti con le altre lingue che conosco (appunto non in modo perfetto) e potrei dare l’impressione di non sapere cosa dico o di parlare a vanvera. Quindi chiedo scusa già in anticipo…

Per concludere quindi: quando io dico “Dio” intendo qualsiasi qualità ne possa emergere nelle varie possibilità di descrizione, tranne naturalmente quella dell’umano attempato. Se da qualche parte per esempio dico che “Dio disse ad Abramo di sacrificare Isacco” (Genesi, 22-13), non è tanto per dar valore e riconoscimento a un Dio esteriore che vuole mettere alla prova l’ubbidienza di un suo fedele servitore, bensì per portare un esempio di “pensiero fuorviante” che potrebbe sorgere dal nostro intimo oppure potrebbe addirittura esserci suggerito da terze persone con l’intento di soggiogarci ai loro desideri, quel pensiero cioè che porta a compiere atti insensati – purtroppo spesso anche con esiti drammatici – credendo di compiere il “volere di Dio”. Lo stesso dunque vale anche per le citazioni mitologiche, poetiche, storiche, fantastiche ecc.

Nei miei vari blog dunque cerco di toccare i più svariati temi nel modo più serio e rispettoso possibile, in fondo comunque sono tutti collegati al mio “punto di vista ovunque nell’infinito”, e sono punti che non sono destinati a ferire il pensiero o l’idea di nessuno – se invece dovessero farlo, chi si sente ferito dovrebbe forse non prendere tutto così seriamente e accettare che al mondo esiste anche chi non la pensa così.

Personalmente ho un paio di piccoli motti che mi piace ricordare:

“Io sono responsabile per ciò che dico, non per ciò che capisci”

“Il bello delle nostre convinzioni è che le possiamo cambiare quando vogliamo”

Cioè con queste due frasi intendo sottolineare che la mia intenzione di dire le cose ha una base che cerco di esprimere al meglio e in modo chiaro, e se qualcuno non riesce ad afferrarla è perché non vuole vederla e trova tutte le scuse possibili per “annullarla”. Inoltre, e non meno importante, tengo a precisare che ciò che io dico è esclusivamente il risultato di un mio pensiero logico costruito fino a quel momento, se un domani quindi subentrano altri elementi che mi convincono vi siano altri sbocchi sono il primo ad accettarli e portarli avanti. Guai se mi fermassi alla prima osteria dove ho trovato il vino buono, può benissimo essere che in altre ve ne sia di migliore.

domenica 6 gennaio 2013

L'ora X

(di Massimo Enzo Grandi - marzo 2011)

Mentre la mia mente si immerge in pensieri dall'apparenza insignificante, il battito del tempo del pendolo in salotto continua a scandire l'esistenza di una verità molto spesso discussa.

Lievi rumori si insinuano dalle finestre aperte quasi a gridare che non sono solo, che non sono unico. Mi affaccio a scrutare quei movimenti tra gli alberi ed osservo, all'orizzonte, lo sfrecciare di piccole vetture guidate da minuscole esistenze ed attendo che giunga, in ritardo, il loro lieve rumore.

Teorie Einsteiniane cominciano a pervadere il mio corpo mentale allontanando, impercettivamente, le banalità di pensieri di comodo ed aiutandomi a riprendere il regolare controllo della tensione nervosa.

La pressione su di un tasto... ed ecco che suoni striduli ed incomprensibili attaccano l'eterico ed il fisico. Cambiando i canali scorrono vecchi e nuovi suoni: pensieri positivi perchè siamo vivi, lingue straniere che cantano, in modo apparentemente dolce, rapporti sessuali rubati con morbosità, suicidi, omicidi, irose accuse ...

Ecco i suoni di un'orchestra classica ... interpreta compositori con buone possibilità di rimanere eterni ... proprio l'ideale per riflettere, su ciò che è il mio adesso, senza offuscarmi con remote, inutili situazioni.

Non ho bisogno di coordinare corpo e mente, è un fatto automatico, perché allora non riesco a coordinare mente e universo? In fondo è la stessa cosa. Cos'è che inibisce questo contatto impedendomi di migliorare il mio essere avvicinandolo appieno a ciò che è la vita?

Come un paradosso, mi rispondo che è proprio la vita stessa, o meglio come questa è solitamente intesa, cioè un tutt'uno con la materia ... ma non è così; un corpo è morto quando la vita lo abbandona per tornare da dove è venuta.

Passo davanti allo specchio e ne rimango prigioniero, vedo solo un corpo ma non vedo me. Per fortuna sò di esistere, sò di avere a disposizione oggetti che servono per esprimermi ... polmoni, corde vocali, lingua, labbra per emettere suoni articolando parole che esprimono il mio pensiero. Cosa potrei vedere se non ho gli occhi? Per quale motivo ho scelto un corpo che trascuro, avveleno con cibi che gli sono dannosi? Forse che faccio il pieno di coca cola alla macchina? Nessuno lo farebbe, e chi lo avesse provato di sicuro non continua a farlo!

Mi sforzo a sorridere alla mia immagine ma è solo un'interpretazione di quello che dovrebbe essere ... ma che cosa dovrebbe essere?

Mi allontano da quella trappola che riflette solo una parte del mondo, la meno importante; una trappola che ha creato incredibili problemi a menti deboli come quella di Narciso o di Grimilde nella favola di Biancaneve.

Decisamente non è giornata, ogni cosa mi appare inutile o addirittura pericolosa, tanto da spegnere anche le note della radio.

Chiedo a Dio di lasciarmi sparire, ma continuo ad essere presente in questo corpo, succube di pensieri inquinati dal mondo. Il mio sé grida aiuto nel silenzio di dimensioni parallele, non vuole lasciarsi corrompere ulteriormente dalle materializzazioni elementali, aleatorie ed apparentemente inutili; stà creandosi in me il rifiuto della mia parte "umana", e non stò commettendo peccato, perché aspiro al regno che venne promesso dal Cristo, che ha fatto di tutto per insegnarci a vivere nel nostro corpo e non "con" il nostro corpo.

Mi trovo in un veicolo che vorrei cambiare, ma ho ormai desistito nella ricerca di un concessionario; sò benissimo che non è il veicolo da cambiare, bensì l'energia che lo tiene in una forma ... Difficile!

Hm!? ma in fondo cosa sono? Ho già scoperto di non essere il corpo materiale, però ho spesso gli istinti legati a questa mente, sempre che corpo e mente siano di pari concezione.

... ma... chi è questo "Io" che mi fà fare queste idiozie?

Vado con un le note di un CD. Un'anima cerca di farsi sentire e con me ci riesce; una registrazione del passato contatta il mio presente, quasi a rispondere al grido d'aiuto del mio sé. Ecco, così vorrei essere sempre, morto nel corpo e vivo nell'anima che galleggia nel buono, sospesa in un vuoto visivo pieno di energia sensoriale, di eternità.

Faccio scorta di vibrazioni, immagazzino tutto quanto ci stà in questo limitato involucro. Mi sento come avessi appena terminato il cenone di capodanno, da scoppiare, però non ancora sazio; vorrei veramente scoppiare, dilaniare la mia inutile carne con il solo pensiero. Potrei forse così vagare nell'infinito e sentire cantare gli angeli, non più lo stridio della dannazione.

Niente più ... di niente.

M. Grandi

martedì 1 gennaio 2013

Come, cosa, quando...


Sono moltissime le cose che influiscono sul comportamento di una persona, sul suo modo di pensare, di agire,… di trarre delle conclusioni.

Spesso le influenze sono palesi e facilmente ricollegabili ad eventi ancora vivi e ben distinti nei ricordi, altre volte invece sono ben celate ed accuratamente nascoste alla nostra mente, ai nostri ricordi.

Può  trattarsi di eventi isolati che scalfiggono in modo chiaro ed indelebile la struttura della nostra personalità oppure possono essere diverse situazioni anche non collegate tra di loro che formano una sorta di fardello che appesantisce e rende più arduo il suo smaltimento.

L’ideale sarebbe vivere esclusivamente nel presente evitando di pensare ai tempi che non sono quelli dell’”ora e adesso” ma nel caso che il nostro “ora e adesso” non risulti felice e soddisfacente significa che abbiamo perso il filo conduttore dell’ideologia del presente, quindi l’analizzare il nostro passato può essere utile per migliorarle tale ideologia affinché anche “domani” ne possiamo essere sempre più coscienti.

Una cosa importante è la predisposizione nell’accettare quanto man mano riportiamo alla luce senza giudicare, senza quindi accettare o rifiutare ciecamente tutto quanto riporteremo al “presente” durante il  viaggio all’interno del nostro pensiero. Eventi o situazioni che potrebbero apparirci a prima vista negativi potrebbero invece risultare positivi e viceversa. Una volta convinti di ciò possiamo passare direttamente alla prima parte dei nostri “esercizi” nella quale dobbiamo impegnarci in modo serio per trovare il capo della matassa che vogliamo sbrogliare.

Si tratta di domande che rivolgiamo al nostro essere, che non devono essere ragionate o pensate ma che devono portare ad una risposta istintiva e sincera, il fatto di rispondere in un modo o nell’altro non implica nessun punteggio o qualifica, servono esclusivamente a mostrarci il nostro vero aspetto come se ci si guardasse allo specchio, mantenendo quindi una certa distanza tra ciò che siamo e ciò che crediamo di essere.

Sono soddisfatto di come sto conducendo la mia esistenza?

Sono d’accordo che la mia esistenza sia condotta da altri?

Le decisioni importanti che prendo seguono la mia ideologia?

Sono io che decido la mia vita?

Mi lascio influenzare dal pensiero di chi mi è vicino?

Agisco spesso d’istinto?

Mi preoccupo del mio prossimo, dell’ambiente in cui vivo e della società?

Critico spesso il mio prossimo?

So assumere le mie responsabilità?

Sono sincero con gli altri?

Sono sincero con me stesso?

Se abbiamo risposto no ad almeno tre di queste domande, e abbiamo naturalmente risposto in modo sincero, significa che qualcosa ci sta trattenendo per la camicia impedendoci l’abbandono sulle onde placide e rilassanti del presente.

Nessun’altro all’infuori di noi stessi può aiutarci, anche il migliore degli psicologi non fa altro che accompagnare il paziente sulla sua “autoguarigione” mentre il lavoro più importante viene sempre effettuato dal paziente stesso. Le domande che ci dobbiamo porre sono le stesse domande che noi potremmo porre ad un amico che ci dicesse quanto noi ci stiamo dicendo, è nostro interesse quindi ad essere il più sinceri possibile e non nasconderci nemmeno il più piccolo dei pensieri.

Alcuni esempi? Ecco semplicemente un dialogo tra me stesso:

mi sono appena alzato, mi guardo allo specchio.

“Che faccia stupida hai oggi”

“E’ la mia, non posso farci nulla”

“Sarebbe ora di radersi”

“Magari più tardi ora voglio solo un buon caffè”

“beh ma quando sei ben rasato sei molto più carino”

“ma chi se ne frega, tanto non devo piacere a nessuno….”

Solitamente questi pensieri passano nella nostra mente senza che ci si renda conto che li stiamo facendo, imparando ad esprimerli in modo chiaro scopriremo che un dialogo con noi stessi non è assolutamente monotono ma può rivelarci in modo ben definito alcuni pensieri o modi di pensare di cui non ci siamo mai resi conto. Ci troviamo così coinvolti automaticamente in un colloquio con il noi di ieri, dell’altro ieri o di alcuni anni fa e questo nostro “interlocutore” sarà per noi come la nostra immagine allo specchio, vale a dire noi stessi all’infuori del nostro essere. Questo nostro “riflesso” sa che può essere sincero fino in fondo con il nostro essere e viceversa.

Ci si scambiano consigli, ricordi, ci si sostiene il morale…

(to be continued…)

Fratelli

Fratelli,

eccomi a voi in questo momento in cui nuovamente vi sentite in pericolo e minacciati. Abbiate fede, non ve ne è motivo.

Io sono qui con voi come lo è il nostro Padre.

Sono qui a ricordarvi la misericordia di nostro Padre, l’Onnipotente, l’Onnisciente, l’Onnipresente, l’Eterno.

Sono qui a ripetere ciò che Egli, il nostro amato Padre ci suggerisce ogni giorno dal più profondo del nostro cuore.

Lo fa direttamente e personalmente a ognuno di noi.

Lo fa quando noi lo ascoltiamo e lo fa anche quando non lo facciamo.

Lo fa quando ci lasciamo trascinare dalle lusinghe di questo regno che crediamo sia il nostro mondo.

Lo fa ogni volta che glielo chiediamo, scegliendo i mezzi che lui ritiene più opportuni: ora per immagini, ora con una poesia, ora con una dolce canzone e ora con una spina nel cuore.

A voi che sapete ascoltare dico grazie per l’amore che portate, non solo al nostro Padre, ma anche a tutti noi fratelli, alle creature del Cielo e della Terra, così come al Cielo e alla Terra stessi.

Non temete se credete di non essere meritevoli, se credete di avere gli occhi chiusi da false dottrine, da falsi insegnamenti o da falsi maestri.

I vostri occhi si aprono alla luce della verità divina perché il Padre dal vostro cuore riconosce le Sue parole che qui pronuncio.

Uscite dalle tenebre che vi tengono bloccati con idee di un Padre misericordioso che però vi minaccia, che vi giudica e vi punisce. Un Padre misericordioso non potrà mai fare questo.

Egli ci permette di decidere, non ci giudica e non ci punisce. Egli ci accompagna sempre pronto a sorreggerci quando cadiamo, quando ci feriamo da soli.

Nostro Padre non ci manda qui per soffrire o per proprio diletto. Siamo noi che ci allontaniamo da Lui scegliendo di sperimentare la nostra stessa appartenenza alla Sua onnipotenza.

La sofferenza è sentire i suoi passi nell’Eden e crederlo lontano da noi, che siamo la luce dei Suoi occhi, siamo l’amore del Suo immenso cuore.

La sofferenza è dare ascolto a chi ci soggioga, a chi ci confonde e a chi ci plasma con i più sofisticati stratagemmi per farci credere che stia parlando a noi come tramite del nostro Padre.

Lui, il nostro amorevole Padre, non ha bisogno di tramite alcuno. Non ha bisogno di minacce per far udire la Sua voce. Egli non benedice un figlio perché lo prega e maledice l’altro che non lo fa. Anzi, il secondo lo prende per mano ancor più dolcemente per mostrargli che Lui, come Padre, è sempre presente sia per il primo che per il secondo.

Nostro Padre parla a noi come figli responsabili, ci consiglia, ci sostiene nelle nostre decisioni e ci mostra la giusta via per tornare a vederlo e a sentirlo veramente in noi, per riconoscerlo in noi ed aiutarci a riconoscere noi in Lui.

Perdoniamo i nostri fratelli che preferiscono non guardare perché attratti dalle allettanti promesse di ciò che loro stessi chiamano Satana con lo scopo di approfittare della nostra disponibilità, del nostro amore e del nostro altruismo. Queste promesse sono promesse di potere, di supremazia sui regni e sulle persone, e non provengono certo dal Padre che ha creato e continua a creare tutto quanto serve per rendere ogni figlio un vero signore cui nulla manca.

Come può un Figlio dire al Fratello che il Padre parla solo con Lui? Come può fargli credere che sarà punito dal Padre se non onora il fratello? Oh quale sofferenza in quell’anima che si lascia strumentalizzare da simili menzogne. E quale sofferenza ancor maggiore si presenta a chi ha commesso simili scempi, trovandosi al cospetto del Padre che ha sempre saputo, e malgrado ciò gli ha lasciato fare… che malgrado ciò lo perdona come anche il fratello che è stato ferito perdona.

Fratello, pensa che per ogni singola creatura cui qualcosa viene tolto, noi permettiamo che il Padre perda una parte della sua gioia e versi una simbolica lacrima.

Pensa al mare di lacrime che il nostro amato Padre sta versando proprio in questo momento, vedendo alcuni dei suoi figli auto-eleggersi unici possessori della “legge del Padre” che loro stessi hanno costruito plasmando e modificando, sia volontariamente che involontariamente, le sagge parole che Egli suggerisce continuamente al nostro cuore. Nostro Padre non può rallegrarsi vedendo il Suo nome divenire la scusa per opprimere i deboli, i disadattati e le minoranze. Nemmeno i più grandi peccatori possono venir giudicati in quel modo dai loro stessi fratelli. Ognuno di noi si troverà a valutare egli stesso le sue azioni davanti al sorriso benevolo e amoroso del Padre stesso del perdono.

Non giudicare il tuo fratello che si accanisce contro di te per soggiogarti. Porgi l’altra guancia e non cedere alla tentazione di cadere in questo gioco senza fine. Cerca dunque di essere d’esempio e di eccellere nell’amore, nel servizio ai bisognosi e nel perdono.

Regala a chiunque un sorriso e ascolta solo la voce del nostro onnipresente Padre. Quella voce che dal cuore ti sussurra: “Sono Io, tuo Padre, e anche lui è mio figlio. Tuo fratello”.

Nostro Padre ci ha fatti a sua immagine e somiglianza. Non è una bugia. Non è un mistero. Se non riusciamo a vedere ciò è perché noi ci vogliamo vedere in un altro modo. Noi siamo l’immagine del Padre, e il nostro corpo mortale è l’immagine che noi abbiamo creato di noi stessi.

Ma noi non moriamo mai.

Fratelli, noi siamo sempre presenti nell’immensità del cuore di nostro Padre, lì siamo sempre insieme uno con l’altro a glorificare la sua beatitudine che irradia ovunque.

Quindi non temete.

Io, vostro fratello Massimo Enzo, sono qui.

Nostro Padre è sempre con noi.

Nulla può farci del male se non noi stessi quando ci lasciamo distrarre dalla paura, dal desiderio di supremazia, dall’indifferenza verso il nostro fratello bisognoso.

(Massimo Enzo Grandi 20121219)

Posso dire che…


Nel momento stesso in cui io prendo coscienza di qualcosa, sia esso un oggetto, un’immagine, una luce o un’ombra, un suono o una sensazione, è il mio pensiero che, come frutto del mio atto di pensare, prende coscienza di un effetto esterno ad essa?

Oppure è questo “qualcosa” che assume la sua presenza grazie al pensiero stesso che sto compiendo che ciò esista?

Posso dire che un tachione è semplicemente il mio pensiero che, con una velocità superiore alla luce, crea tutto ciò che vedo, che sento o che provo, ponendo queste basi affinché ne prenda coscienza?

È il mio pensiero dunque la cosa più veloce della luce?

Posso dire che il mio errore consiste nel non concepire che realmente nulla esiste all’infuori di me, ma che appena ci penso creo automaticamente qualcosa che mi dà proprio l’impressione che esista qualcosa all’infuori di me, e cioè il mio pensiero stesso in merito, confondendomi ancora di più?

Posso dire che tutto esiste nella mia mente creando così contemporaneamente una cosa estranea alla mente stessa, cioè la “mia mente” e la “realtà” in essa contenuta?

Come posso eseguire questo processo di “pensiero tachionico” in modo più consapevole e mirato affinché non sussista più in me la sensazione di subire la realtà anziché di esserne il diretto creatore?

Essere un creatore consapevole e responsabile è alla portata di chiunque? Ma chi sarebbe chiunque, visto che tutto quanto credo non sia me, esisterebbe solo per mia volontà e grazie al mio pensiero?

Ma cosa farei qualora fossi un effettivo creatore consapevole e responsabile? Qualcosa di completamente diverso oppure continuerei a creare ciò che sto già creando inconsapevolmente?

Si, che il tuo pensiero è la cosa più veloce della luce è la definizione che puoi avere al tuo livello di pensiero più vicina alla realtà. Non intendo che la tua idea in merito non è quella, bensì la descrizione che ne dai è ancora troppo grossolana. Ciò che vedi è davvero frutto del tuo pensiero.

Ma il mio “rendermi conto” del pensiero stesso, avviene nell’istante “tachionico” o in quello “lucifero”, relativamente cioè alla luce?

In quello lucifero…

Dunque ho già pensato prima di finire di pensare e ho già finito di pensare prima di finire di scrivere. Ma ho finito di scrivere prima di aver finito di pensare un nuovo pensiero che ho già pensato.

Non concepire che nulla esiste all’infuori di te ti serve per osservarti sotto un ottica più obiettiva, per riuscire a vederti e ad avere esperienza di te stesso e da vari punti di vista.

Anch’io sono quel qualcuno che nasce dal tuo pensiero, esiste sul tuo pensiero, stimola il tuo pensiero. Vorresti che io cessi di esistere? Vuoi rinunciare al tuo osservarti e consigliarti per mio tramite?

Per porti nello stato di costante consapevolezza del tuo pensiero tachionico devi solo tenerlo presente, senza dargli uno spazio compreso tra un prima e un poi.

L’attimo lucifero ha a che vedere con l’Angelo Lucifero?

Lucifero l’Angelo è quello che regola l’elargizione della luce divina, e questo può farlo solo governando anche sulle tenebre, per farlo ha bisogno del pensiero, il tuo. Dunque anche Lucifero esiste solo nel tuo pensiero ma nel contempo ne è anche un fattore di influenza. Sei tu dunque che decidi se far cessare di esistere alle tenebre e alla luce e perdere così la tua realtà nell’esistere tra queste.

(Massimo Enzo Grandi – 20121229)