lunedì 18 aprile 2016
Il libro che vorrei leggere (Bozza)
Ho trovato
libri che quando li ho chiusi dopo averli letti mi hanno fatto tirare un
profondo respiro pensando “Dio, che bello”.
Non tutti i
libri riescono a darti questa meravigliosa sensazione di riconoscersi,
scoprirsi, viversi come se non solo lo stessi leggendo, ma addirittura come se
lo stessi scrivendo tu, come se narrasse la tua storia in un modo che anche tu
non avresti potuto fare. Non avresti potuto perché non l’avevi mai neppure riconosciuta
in quel modo.
Alcuni di
questi libri li trovi su scaffali quasi per caso. Sono lì che ti magnetizzano,
ti stuzzicano. Forse ne hai già sentito parlare o hai letto qualche spezzone in
un momento qualsiasi e in un posto qualsiasi. E quello spezzone ti è rimasto
attaccato da qualche parte come un post-it.
Solitamente
prendi tra le mani quell’insieme di fogli con una mano ferma e decisa. È il
braccio che forse ancora fatica a portarlo più vicino a te. Quasi la paura di
rimanere deluso. Il profumo è quello giusto, ora mi tocca assaggiarlo.
È quello
giusto? Ma qual è il libro giusto? E perché proprio quello è quello giusto e
non un altro? E ancora perché quello che è giusto oggi potrebbe non esserlo
domani e viceversa?
Non sempre
il libro che hai per le mani è quello che vorresti avere per le mani. Anche se
poi però ti rendi conto che è comunque stato bello averlo proprio lì, leggere
di qualcosa che non ha mai fatto parte di te ma che comunque è parte di un
altro punto dell’universo che illumina il nostro cielo. Questo lo leggi perché
comunque ti mostra lo stesso tuo mondo visto con altri occhi.
Mentre tu
ammiri le meraviglie dei fondali marini ecco che qualcuno ti mostra la bellezza
dello spumare delle onde contro la costa. Mentre qualcuno ti descrive la pace
nello star sdraiato sull’erba di un prato ecco che tu invece lo vivi sulla cima
di un corpo celeste che roteando a migliaia di km all’ora attraversa con
evoluzioni a spirale uno spazio infinito. Mentre qualcuno fa un giro in
bicicletta tu pedali a far girare il mondo sotto le tue ruote…
Ma allora
com’è il libro che vorrei leggere?
In fondo il
libro che vorrei leggere è quello che tutti vorrebbero leggere. È quello che ti
cattura dall’inizio. Quello che risveglia in te emozioni già vissute o anche
no. È quello che è gentile quando lo sei anche tu. Quello che sa essere
eccitante quando sei pronto a lasciarti eccitare. È quello che ti dice quello
che vuoi sentirti dire e che ti insegna cose che non sai o che credi di non
sapere. Che ti rivela lati oscuri di te che non immaginavi neppure di avere.
Il
personaggio principale del libro che vorrei leggere sono proprio io. Che lo
voglia o no sono sempre io il soggetto di quel libro.
Lo sono
nella trama sotto forma di personaggi, luoghi, situazioni. Nelle vittorie e
nelle sconfitte. Lo sono nella relatività del giusto e dello sbagliato, nella
semplicità di una formula complessa.
Lo sono in
ogni singolo personaggio che riesco a delineare secondo quanto ho osservato negli
individui che ho incontrato nella vita reale. Nel maschio e nella femmina. In
un popolo, in una terra o nel Viskovitz di turno (in riferimento al libro di
Alessandro Boffa “Sei una bestia Viskovitz” edito da Garzanti).
A volte lo
sono proprio con tutto me stesso nelle situazioni vissute in prima persona, ma
anche in quelle sognate e desiderate o persino in quelle che proprio non vorrei
mai sperimentare sul serio.
Il libro
che voglio leggere dunque è quello che mi parla, che si rivolge direttamente a
me, alla mia attenzione o al mio subconscio. Mi elogia, accarezza il mio ego
con lusinghe, offende a volte il mio senso del pudore, mi accende d’ira o
d’amore, di dolcezza e di violenza.
Il libro
che voglio leggere mi dice:
Ecco, ora sei tutto quanto stai leggendo.
Che tu lo voglia o no sei entrato a far parte integrante di queste pagine. Esse
vivono esclusivamente perché tu le stai leggendo. Si rivestono dell’importanza
che d’ora in poi darai loro.
Non sono tanto le parole che leggi che
creano la trama o che forgiano la storia, bensì è la tua mente che l’accetta,
che la riveste dei colori della curiosità e attenzione oppure la tinge di
grigio rendendola scontata.
Posso solo sperare che tu sappia trovare
quel perfetto giusto punto di incontro tra gli apparenti opposti. L’aurora tra
la notte e il giorno, l’arcobaleno tra il sole e la pioggia.
Sono un insieme di lettere messe in una
particolare sequenza per riuscire ad esprimere ciò che spesso nemmeno con la
voce si riesce a fare facilmente. Sequenze logiche a volte naturali e
scorrevoli e a volte articolate e complesse da doverle rileggere per la
sicurezza di averle colte nel giusto significato.
Tutti questi segni, questi spazi, queste
punteggiature che il tuo occhio sa distinguere e che il tuo cervello riconosce
e ricompone tra i due emisferi sublimandoli con la meraviglia
dell’immaginazione. Mi sai riconoscere come il libro che vuoi leggere?
Ci sono
comunque molti tipi di libri.
Ci sono quelli solo pensati. L’immagine mentale di un
insieme di fogli sciolti sovrapposti. Sono fogli imprigionati in una copertina
neppure abbozzata ma che è lì perché deve esserci. L’argomento che lega i vari
fogli è sconosciuto perché lo scopo di quel libro è solo personale, per lo più
economico. Diciamo pure che è solo un sogno di grandezza che non sa pronunciare
una sola parola di utilità.
Ci si eleva fino a quel libro già previsto in ogni suo
paragrafo, in ogni singolo capitolo, quello – per intenderci – che sarà
disponibile in tutte le vetrine tradotto in centinaia di idiomi, un giro di
milioni, un complesso meccanismo che coinvolge un universo intero.
C’è quello che ha tutte le parole che ne contengono la
meraviglia ma ancora nessuna immagine o desiderio di realizzazione effettiva,
quella che lo potrebbe far vivere sotto forma di stampa, pronto per essere
divorato da altre menti.
C’è anche quello che cresce un paragrafo all’anno perché
tanto non ha fretta di venire pubblicato, divulgato, apprezzato o odiato. È lì
proprio per il tempo che trova tra altre necessità.
Mi sai riconoscere come il libro che vorresti
leggere?
Sono forse un libro dalle parole appena
sussurrate con un filo di voce? Parole che splendono chiare e inequivocabili che
però odi come bisbiglio solo nella tua interpretazione? Parole nitidamente
composte da tratti, curve e punti che non potrebbero essere altrimenti, dove le
lettere si seguono l’una all’altra, alternate da spazi dai quali fuggono
repentine le immagini le più personali?
Sono quel libro con parole che non ti
violentano nell’intimità, con le frasi che scorrono come fresche acque di
fonte, i paragrafi che rivelano dolcemente i vari colori dei capitoli? Ora un
verde marino. Ora invece un rosso sangue che sfuma ai bordi con altre tinte, che
a momenti sbiadiscono e in alcuni punti improvvisamente scompaiono su di uno
specchio che riflette il tuo volto, ora sereno, ora curioso, ora rigato da una
lacrima di tenerezza.
È ancora presto per dirlo. Per ora ti sto
solo accompagnando nella scelta del libro che vuoi leggere… perché tu vuoi
leggere un libro, vero?
Certo che
voglio leggerlo, per quello sto cercando di definire come voglio che sia il
libro che voglio leggere. Non è una cosa facile, certo, e credo ci voglia il
suo giusto tempo per poterlo finalmente delineare in un contesto ben preciso.
Comunque
voglio anche leggerlo nel momento che mi è più opportuno, cioè quando so che lo
posso inspirare appieno, non come quando sono raffreddato che fatico a
riempirmi i polmoni di vita. Non posso leggere qualcosa di amaro quando ho
voglia di un dolce, ma può benissimo essere sia amaro che dolce quando la mia
mente (il mio palato) ha la giusta frequenza per apprezzare sia l’uno che
l’altro come qualsiasi altra qualità possa venir sprigionata alla sua lettura.
Dunque oggi è martedì e mancano pochi minuti
alle 21:00 e tu vorresti un libro che riesca a comprimere la giornata appena
trascorsa in modo da affrontare la notte a cuor leggero con la possibilità che
domani ti sveglierai con la neve…
Non proprio
così. Se io ti leggo domani e in un altro orario non sarebbe più martedì. Non
sarebbero più le 21:00. E poi in un altro giorno ancora sarà piena estate ed il
rischio di svegliarmi con la neve sarebbe (pressocché) inesistente, anche se
forse sarà martedì.
Diciamo che
in linea di massima quel giorno che mi metto a leggere il libro che vorrei
leggere lui non mi direbbe che è un altro giorno e basta, mi direbbe che è quel
giorno lì. Niente popò di meno che quello. Senz’ombra di dubbio quello in cui
io e lui ci troviamo semplicemente lì, mentre lo leggo e mentre lui si fa
leggere.
Certo, e poi magari vuoi anche che ti chiami
Bastian e che ti chieda aiuto per salvare Fantàsia… (Michael Ende “La storia
infinita”)
Non proprio
in quel senso. Direi certamente che ci deve essere una certa intesa, una complicità,
ma però non così palese, altrimenti potrei anche averne paura.
No. Deve
essere proprio come una strada che si accende man mano che la percorro. Su
questa strada ci sono i ragionamenti, le rivelazioni e… certo, perché no, delle
illuminazioni su ciò che è sempre stato lì ma che al buio non riuscivo a
vedere. Su questa strada procedo a passo sicuro perché non ci sono ostacoli, e
se ho l’impressione di essermi perso un fiore di campo che faceva capolino sul
ciglio, beh, allora ritorno un attimo sui miei passi e lo cerco.
Devo
comunque essere sempre io a gestire questo viaggio. Nel senso che, sì, voglio
farmi rapire, ma deve succedere con il mio consenso e con mio piacere.
Perché? Ti è già capitato che sei stato
rapito senza che lo desiderassi? Quale libro ti ha fatto ciò?
No. Non è proprio così dai. A dire il vero sì ma non in quel
senso… e poi non era veramente un libro, forse un racconto. Un sogno. Qualcosa
che mi ha preso e mi ha portato in un posto che non conoscevo ma che mi dava
sicurezza. All’inizio. Dopo non più. Dopo era solo una specie di libro che non
avrei voluto leggere, pagine che non avrei voluto girare ma che ho dovuto
comunque lasciare indietro, che sono sempre ancora lì. Girate ma sono lì.
Sto pensando se ho pagato un riscatto per la mia liberazione.
Magari sono ancora sotto sequestro e non me ne ero accorto.
Comunque non è stato un libro. Mi fa piacere
saperlo perché non me lo sarei mai perdonato che carta della mia carta e
inchiostro del mio inchiostro abbiano potuto farti del male. Non è certo quello
il nostro scopo. Che io sia o meno il libro che vuoi leggere in nessun caso
voglio essere ragione di pena per te.
Certo posso farti piangere, ma se lo faccio non
è per ferirti. Se questo capita è solo il pianto che c’è in te che emerge in
seguito alle mie parole, non sono io a chiamarlo. Infatti se lo fai è perché
c’è già qualcosa in te che non è in chiaro. C’è un tuo desiderio di piangere
che aspetta solo il momento di realizzarsi. La scusa sono le parole che io ti
sto mostrando, ma in realtà in un altro frangente le stesse parole ti
potrebbero lasciare indifferente. O addirittura ti potrebbero far ridere.
Vedi che in qualsiasi caso un libro è solo
un mezzo per risvegliare in te le emozioni. Come ben sai le emozioni sono solo
in te e mai nelle cose. Anch’io posso solo pescare nella tua anima pensieri di
ogni genere.
Perché taci? Stai forse pensando a quali
pensieri vorresti che ora ti portassi ad accarezzare? Non c’è bisogno che me lo
chiedi. La risposta è Sì! Posso farti accarezzare qualsiasi tuo desiderio. Ma
io ti chiedo: Cosa vuoi leggere nel libro che vorresti leggere? Vuoi leggere
qualcosa di filosofico? Di storico? Di geografico? Oppure di poesia, di
spiritualità? … qualcosa di erotico?
Il libro che vuoi leggere lo stai scegliendo
tu. Solo tu sai dove vuoi arrivare leggendolo.
Effettivamente mi stai stuzzicando con l’idea di sapere dove
voglio arrivare leggendolo. Finora pensavo solo a come dovesse essere per
catturarmi e far si che sia il libro che voglio leggere a tutti gli effetti. Ma
davvero hai fatto bene a farmi notare che l’importante è proprio il fatto di
dove io voglio arrivare leggendolo.
E già.
Dove voglio arrivare?
E già. Dove vuoi arrivare?
Solitamente è una cosa normale. Uno entra in un negozio, si
sceglie un libro così, per i più svariati motivi prende quello. Forse perché ne
ha sentito parlare. Forse è stato consigliato. Forse lo prende perché si è
fatto infinocchiare dalla pubblicità. I motivi sono tanti perché uno lo fa.
Magari poi non lo leggerà neanche e lo prende solo per far vedere che ha preso
quel libro.
Poverino. Si, anche il tipo dai.
Io invece no. Eccomi qui ad arrovellarmi, a sciupare forse
un tot di materia grigia per la semplice ed originale trovata che voglio
leggere un libro e deve essere il libro che vorrei leggere. Ma guarda te se un’altra
persona normale, sana di mente, si va a mettere in testa una cosa simile. Io
si, ed ora ne pago le conseguenze perché devo scoprire a tutti i costi cosa
cavolo è questo libro che vorrei leggere. Ma non basta. Devo anche scoprire il
perché lo voglio leggere.
Certo che anche tu però non è che mi sei di molto aiuto.
Questo lo dici tu. A me sembra che ti sto
dando tanti begli input che ti stanno illuminando il cervello come i fuochi
d’artificio sul lago di Lugano.
Pam… pim… papapapam… bum… psssscc…zip,
proprio come faceva quel signore in televisione quella volta. Quello che
imitava i fuochi d’artificio dei paesi della sua zona. Tutti ridevano di lui,
ma i fuochi di quei paesi si riconoscevano perfettamente in quei suoni e
sapevano che mancavano solo la luce ed i colori per essere precisi precisi.
Ecco. Nella tua testa ora ci sono tutti quei
semini di alberi giganteschi che aspettano solo di trovare il solco giusto per
mettersi comodi, sprofondare bene il culetto e far spuntare di sotto le radici.
E di sopra ecco scaturire un tronco sempre più robusto pieno di foglie e carico
di frutti. Annaffiali un po’ e vedrai. Per il concime invece non preoccuparti,
ne hai già immagazzinato abbastanza in altri momenti.
Grazie per avermelo fatto presente. Cos’è, ne senti anche tu
il profumo? A no, dimenticavo da dove provenisse la carta.
Mi meraviglio di me, non mi ero accorto di
averti dato questo genere di input. Mi aspettavo una reazione più creativa.
Comunque è colpa mia e della mia battuta di spirito sul concime.
Credo che invece la colpa sia di entrambe. Ormai non è più
martedì … o diciamo che non è più il giorno che era prima anche se magari è lo
stesso perché lo sto leggendo qui e ora, che equivale a ovunque e in qualsiasi
momento… Va beh, lo so che è complicato ma è proprio quella roba li e basta. E
poi tanto non ci si accorge se tra una riga e l’altra dormo un po’. Peccato che
tu non possa andare avanti a scrivermi suggerimenti e consigli che mi aiutino a
scegliere questo benedetto libro che vorrei leggere.
Purtroppo devo darti una brutta notizia:
sono io a scrivere quello che leggi tu, quindi vai pure a dormire che io mi
esprimo ancora un po’. Poi tu mi leggerai qui e ora (he he… questa te l’ho
copiata).
Complimenti. Due frasi buttate li e poi più niente, devo di
nuovo riprendere in mano io la situazione.
Niente di eclatante mi sembra. Se non ci sei
tu a leggermi scrivendo io non esisto, ma anche tu non esisteresti per me se
non mi scrivi.
Esatto. Ed è sempre qui e ora sia per me che per te. Quindi
devo proprio dire che il libro che voglio leggere è ancora indefinito e devo
darci dentro prima di riuscire a sistemare quel groviglio di lettere e
punteggiature che stanno scoppiettando sul lago di Lugano con la luce fioca,
luce che crea una debole vocalizzazione articolata da un simpatico signore,
quello che qualcuno ha deriso in televisione. So che manca poco a definire
questo libro che voglio leggere. Perché anche tu sai che manca poco… vero?
Possiamo sempre crederci, ma in fondo
aspettiamo e vediamo dove riusciamo ad arrivare. Anche perché se ti dicessi che
siamo ancora lontani – e bada bene che non lo sto dicendo ma sto solo
ipotizzando – poi tu magari ti lasci andare, ti demoralizzi e non mi ascolti
più. Mi lasci di nuovo da parte come quei pensieri che poi scompaiono nel
dimenticatoio.
Comunque devo sgridarti, sai?! Ancora una
volta hai lasciato sfumare alcuni bei fuochi senza appuntarli su uno di quei
blocchi che lasci sempre in giro per casa. Ti ripeti sempre che sono pensieri
così belli che non si possono dimenticare e poi invece li dimentichi.
Immancabilmente ti rattristi per quello e ti riprometti di annotarli la
prossima volta. Certo che lo puoi fare, ma non saranno più quelli. Saranno
altri. Magari anche più belli, più chiari e profondi, ma mai più quelli.
Caffè?
Qui e ora? Ma sì dai. Intanto hai visto che
nevica? Ma non qui e ora, nevica e basta. E Forse è anche mercoledì, ma solo
forse, e forse stai prendendo il sole sulla spiaggia… sempre e solo forse… ma
non sai se avere freddo per la neve o caldo per il sole sulla spiaggia. Spero
che non ti lasci influenzare così spudoratamente dalle prime frasi che passano
sotto i tuoi occhi.
Pensa che bello. Mentre scorri le parole sul
tuo libro ecco che compare la parola “felicità” e tu ti senti felice. “Sazietà”
e ti senti appagato. “Caffè” e ti viene voglia di berlo, ma anche no se
preferisci il Te o un’altra bevanda. Il discorso però cambia se le parole sono
cupe e tetre. “Pianto”, “Dolore”… o se a sfondo sessuale: “Orgasmo” .. zac…
Ma dai, cosa scrivi? Ma che opinione pensi che si possa fare
la gente di me se scrivo queste cose?
Scusami tanto ancora, sai. Non ti facevo
così pudico. Ma forse vuoi semplicemente tornare al nocciolo della situazione:
scoprire il libro che vuoi leggere.
Dunque mi hai già detto apertamente che non
deve essere come La storia infinita di Michael perché ne avresti anche paura.
Non so però se darti veramente ragione in questo. Infatti noi stiamo comunque
già dialogando da un attimo. Un attimo che è qui e ora. Io non ti sto chiedendo
di entrare nelle mie pagine per aiutarmi. Non lo faccio perché mi sembra di
aver capito che sono io che sto aiutando te a far emergere finalmente in modo
palese quello che è il tuo vero desiderio.
Magari vuoi solo che la responsabilità nella
scelta del libro che vuoi leggere sia solo ed esclusivamente la mia, così se va
bene hai la soddisfazione di aver appagato un tuo desiderio (e così sarai pronto
per esprimerne un altro), ma se va male scarichi la colpa su di me.
Non credo sia vero quello che dici. Tu mi conosci già
abbastanza bene e sai che faccio sempre del mio meglio per non dare la colpa a
qualcuno o a qualcosa ma cerco invece di dare più importanza alla mia reazione
in merito, al mio sentimento al riguardo. Sai, del tipo “non mi piace questo”
piuttosto che “questo è brutto”. Si beh, a volte ci casco anch’io ma faccio
proprio più attenzione sapendolo. Anzi, mi auguro un giorno di poter dire con
gioia che non lo faccio proprio.
Forse appunto il libro che voglio leggere non deve solo
dialogare con me nel modo giusto e al momento giusto. Probabilmente lo voglio
anche eticamente corretto. Saggio. Profondo. Morbido e accogliente da dare pace
e sicurezza.
E visto che non è simile a quello di Michael
allora magari sarà un tipo quello di Richard Bach, quello con Donald Shimoda
che dimentica “La guida del Messia” sul biplano di Richard (Richard Bach
“Illusioni, Le avventure di un Messia riluttante). Tu vorresti quindi quella
guida che in ogni situazione puoi aprire a caso e leggervi la sentenza e il
consiglio più appropriato. Un consiglio eticamente corretto, saggio e profondo
proprio perché viene dal Messia in persona. Saggio, profondo, morbido e accogliente
perché sai che “il Messia” non ti tradirà mai proprio perché è il Messia.
Quanti hanni hai?
Lo sai benissimo che qui e ora ne ho (quasi) 58. Mancano
ancora nove mesi che nel frattempo sono magari anche passati da qualche anno
(pensavi di esserti liberato di questa mia ossessione…) Ma perché me lo chiedi?
Volevo solo farti la battuta “Ma credi
ancora a Gesù Bambino?”.
Renditi conto che sono sempre e solo libri.
Capitoli, Paragrafi, Frasi, Parole messe lì magari anche con tutto il cuore ma
tutto messo lì da qualcuno che forse, e lo rafforzo bene quel forse, voleva proprio dire quello che
tu hai capito. Forse chi ha scritto quelle cose lo ha fatto solo perché aveva a
sua volta bisogno di qualcosa di rassicurante, qualcosa che gli facesse credere
che possano esistere queste cose…
Stai cercando di dirmi che non esistono?
Ma niente affatto, anche se non voglio dire
che è certo che esistano o che non lo facciano… di non esistere insomma, ma
semplicemente che sono belle cose emerse da qui e ora di pace e gioia,
esattamente come su altre pagine ci sono cose terribili che emergono da qui e
ora di sofferenza, di terrore, di erotismo. Quindi sono tutte cose che fanno
bene o male ma che non ti devono ossessionare per il resto dei tuoi giorni. Sono
lì in quel qui e ora e lì devono restare. Non sono la rappresentazione
dell’eternità.
Leggere di Maria Goretti o di Moana Pozzi è
uno stimolo per portare in superficie ciò che hai dentro, ma il tutto deve
fermarsi lì in quel qui e ora. Il tuo essere più profondo sa fare tesoro di
queste cose e tu non hai bisogno di fartele ronzare ossessivamente nella testa
facendo di te un bigotto o un ossessionato dal sesso. Sii sempre te stesso e
vedrai che nella lettura coglierai sempre e solo quello che devi cogliere. Poi
lo archivi e lasci che sia il tuo raziocinio a far emergere quello piuttosto
che quello in base alla situazione in cui ti trovi.
Mi lasci quasi senza parole. Sembra che mi stai dicendo che
qualsiasi libro potrebbe essere quello che voglio leggere. In effetti mi è già
capitato di rimanere colpito da frasi sentite per caso in luoghi qualsiasi, dal
testo di una canzone, da una battuta di spirito o letta su un fumetto.
Come quella volta che per giorni continuavo a pensare a
quella massima leggermente modificata in modo da stravolgerne completamente il
significato. L’ho trovata così bella e così profonda che mi spiaceva di non
averla scritta io: “Hai voluto la bicicletta? Ti aiuto a pedalare”.
Ancora adesso la trovo bellissima, così piena da assumere un
volume e un peso non indifferente. Eppure è una semplice massima che abbiamo
ripetuto in modo diverso rendendola quasi offensiva e menefreghista. Quel
finale che abbiamo sempre detto prima “Pedala!” non fa più ridere. Mostra anzi
la nostra malignità, la nostra indifferenza e trascuratezza verso il prossimo.
Invece “Ti aiuto a pedalare” è pura emozione. È un sorriso sul viso di chi la
dice e su quello di chi ha comperato la famosa bicicletta che ha bisogno di
essere “pedalata” in un modo o nell’altro. Deve essere pedalata per far girare
il mondo sotto le sue ruote.
Sai Massimo, qui e ora in verità, in verità
ti dico che siamo allora sulla buona strada. Di questo passo e con qualche
ulteriore sforzo riusciremo a dare peso e volume a questo grande libro che
anch’io sono curioso di scoprire. Mi fa piacere che lo stiamo scoprendo
insieme. Mi fa piacere aiutarti a leggere tutto ciò che non è scritto.
Su non montarti la testa ora. Addirittura “in verità”
ripetuto due volte come quello vero.
Ti sembro falso? O inesistente? O violento?
Irruento? O qualche altro “ente” o “ento” che adesso non mi viene in mente?
Tu mi vedi proprio nel solito (ossessivo)
qui e ora. Mi vedi reale e verace a seconda di come tu scegli di volermi vedere
e comprendere. Anche Shimoda è riluttante proprio perché non vuole quasi
accettare la sua qualità di Messia. Non la vuole accettare un po’ come anche
Gesù ne “L’ultima tentazione di Cristo” di Nikos Kazantzakis non vuole
accettare di essere l’eletto, il figlio di Dio.
Ma ti immagini come potrebbe essere la vita
di qualcuno che ha la grandissima incombenza di dover essere un Messia, un
eletto, un Maestro.
Ti svegli un mattino – sempre che non lo sei
stato dalla nascita o addirittura prima di questa – e sai che sei uno di quei
centri luminosi dell’universo. Quelli di cui fanno capo le varie intelligenze
universali. E già, perché non puoi essere solo un eletto su questo pianeta ma
lo devi essere per tutto l’universo. Ovvio.
“Ah… ecco.. buongiorno a tutti… sono io…” e
intanto fai “ciao ciao” con la manina. “Per prima cosa un buon caffè! Anzi no,
forse il caffè fa male, ma qualcuno dice che invece fa bene per altre cose…
insomma bevetevi quel cavolo che volete che mi sono già stufato al solo
pensiero di dovervi dire tutto quello che dovete o non dovete fare… io il caffè
me lo bevo e basta, e se voglio ci puccio anche la brioche, inzupposa o no,
alla vostra faccia!”
Pensa che snervamento essere lì tutto il
giorno a sorbirsi i piagnistei di personaggi che non hanno ancora letto il
libro che vogliono leggere e figuriamoci quindi se stanno poi vivendo la vita
che sarebbe ora che vivessero. Pensa che brutto non poter neppure mandarli a …
diciamo “quel paese” o meglio ancora a “vaffanzumpappappa”… perché tu sei
l’esempio sulla terra che la perfezione esiste e loro ti disturbano per sapere
se è il momento di tagliarsi i capelli o se devono farsi crescere la barba.
Terribile. Quasi roba da mettersi da soli i
chiodi sulla croce.
Bene. Ora però hai superato il limite. Mi stai dicendo che
prima di trovare il libro che voglio leggere dovrei vivere una vita diversa.
Se è quello che hai voluto leggere tra le
righe allora è quello che volevi leggervi. Non importa a questo punto cosa io
ho cercato di dirti… anzi ciò che ti ho detto chiaro e tondo. Tu manda giù il
boccone e non farlo rigirare in bocca, altrimenti diviene cattivo.
Comunque non offenderti in quel modo e non
prendere tutto sul personale come se fossi l’unico essere al mondo. Cerca un attimo
di renderti conto che queste sono frasi stampate e può darsi che qualcun altro
le legga. Quindi non sono necessariamente dirette a te, possono essere
indirizzate ad altri.
Veramente sono io che sto scrivendo. Mi risulta un po’
improbabile prendere le cose che sto scrivendo come se fossero da e per
un'altra persona. Già, ma come al solito proprio mentre lo scrivo mi rendo
conto che invece è proprio così. Oh come sono patetico.
Tiriamoci in quadro dunque. Rimettiamo il campanile al
centro del paese. Mettiamo bene i puntini sulle “i” … e poi ributtiamo tutto
all’aria per non cadere nella trappola che ci fa credere che tutto deve essere
così e non in un altro modo.
Visto che ho capito cosa volevi dirmi mi voglio dare da solo
una pacca sulla spalla. Anzi due o tre.
Spero solo che alla fine di questo nostro scambio di… (posso
chiamarle opinioni?) tu non venga a dirmi che sapevi già esattamente quale
fosse il libro che voglio leggere. Non è che, di colpo, te ne esci con tanto di
titolo, autore ed editore accompagnato da squillo di trombe ed effetti
speciali? …quelli che si possono fare sulla carta, si intende?
No dai. Mi fido di te. Di chi potrei fidarmi altrimenti.
Ricapitolando ancora:
1.
il libro che voglio leggere non mi parla
direttamente altrimenti ne avrei paura.
2.
Non contiene messaggi apparentemente casuali che
vengono visualizzati a fagiolo in base alla mia necessità
3.
Non pretende di portarmi le verità assolute,
quelle che in tanti vorrebbero conoscere ma che vengono svelate solo a me.
4.
Non si rivolge solo a me ma anche a altri
lettori e lettrici
Ma ti rendi conto?
Cosa?
Stai redigendo una lista di come deve essere
il libro che vuoi leggere…
Esatto. Perché? Cosa c’è che non va in questo?
Sembra quasi che vuoi far prendere freddo ad
un ghiacciolo. “Punto uno, punto due, punto tre…” Ma mi hai preso per un
manuale dei Vecchi Castori da pelliccia? Mi sembrava che il nostro rapporto
avesse preso una connotazione più umana. Flessibile. Invece no.
Devi vedere tutto l’insieme delle cose. Non
puoi dire in modo assoluto che non ci devono essere discorsi improvvisamente
diretti con il te che sta leggendo. Discorsi che possono suggerirti messaggi,
verità assolute proprio in quel momento che leggi il tuo libro. Perché no?
Perché? Perché? Perché?
Accipicchia! Testa dura.
Ebbene no. Io non so quale potrebbe essere
il libro che vuoi leggere. Per quanto ne so io non l’hanno ancora scritto. O
forse non lo scriveranno mai. D’altronde chi si metterebbe a scrivere un libro
per te. Solo per te?
È sempre questione di varie condizioni che
si sovrappongono. Il tuo stato d’animo. Il momento e il luogo (anche se è
sempre qui e ora). La tua salute, sia fisica che mentale. Le cose che conosci
già e che potresti o meno riconoscere in ciò che leggi. Il tuo gusto personale.
Il tuo Ego.
Tranquillo. Lo vedo che proprio ora non sai
cosa scrivere. Devi prima riordinare nella tua testa le cose che ti ho appena
scritto e che tu hai appena letto. Ti ho sentito sai che stavi pensando che
forse le stai leggendo in un altro qui e ora. Non sono così insensibile.
…
Cos’è, non mi parli più?
Veramente abbiamo smesso entrambi di leggerci/scriverci. Non
l’ho fatto solo io.
Permaloso?
Sì, lo sono. Ma non è per quello. È che dopo ciò che mi hai
scritto mi stavo chiedendo cosa fosse veramente questa necessità che ho avuto.
Quale fosse il senso della ricerca di un libro che vorrei leggere.
Davvero, è proprio strano. Ho cercato di leggere libri che
mi sono rimasti veramente indigesti dalle prime pagine tanto da aver dovuto
rinunciare al capire almeno di cosa stessero veramente parlando. Anche se
alcuni di questi hanno vinto premi o hanno fatto molto discutere il mondo
intero, devo dire che non vi ho intravisto assolutamente nulla, neanche fossero
stati un elenco telefonico.
Altri invece anche senza leggerli mi hanno riempito l’anima.
In quel caso spesso mi è bastato vedere la luce negli occhi di coloro che li
hanno letti per sapere che se un giorno dovessi leggerli non me ne pentirei.
Non li cerco semplicemente per il fatto che so che sono da qualche parte in
attesa che per me sia il momento giusto, o magari proprio non ho bisogno di
leggerli perché e tutto riassunto lì, in quella luce che sprigiona dagli occhi
che li hanno letti e non occorre che lo faccia anch’io perché li ho già letti
usando una mente non mia. Li ho letti con altre parole, con altre frasi, con
altri paragrafi e capitoli. Addirittura con altri titoli e altri autori.
Come dicevo nel qui e ora che c’è all’inizio di queste
pagine ce ne sono stati alcuni però che veramente mi hanno meravigliato. Questa
meraviglia mi è sembrata nascere principalmente da quell’abilità dell’autore
nel sapermi trattenere per il bavero anche quando tra le parole scritte e
quelle non scritte non stava succedendo nulla di particolarmente importante.
Anche quando c’era premuto il tasto di pausa.
Nella maggior parte dei casi non è stata tanto la questione
del genere del libro. Non c’entrava se si sia trattato di un romanzo, un
giallo, qualcosa sul genere psicologico o un libro per ragazzi.
Semplicemente un testo mi piace o non mi piace, perché il
gusto è una cosa diversa per tutti. Così come lo è anche per il vino. Piace o
non piace. Quella volta poi con Manuel è stata un’esperienza particolare. Mi
aveva invitato ad una degustazione di vini. Il sommelier versava gli assaggi
mentre spiegava le varie provenienze, i bouquet, le botti, i vigneti e le
storie dei viticoltori (tutti rigorosamente della regione). Al primo assaggio
torco un po’ il naso. Quello che sto assaggiando non mi piace e faccio di no
con il capo. “Questo è un vino molto particolare” mi dice “ è un barrique!”.
Gli dico apertamente che non mi piace. “… ma senta che rotondità nel palato…” e
intanto lo assaggia anche lui e continua a sciorinare tutta la sua sapienza per
esaltare quella enciclopedia di sapori che lui continua a riconoscere in quel
bicchiere.
Lo so. Capisco che a te può piacere, ma se a me non piace
non vedo perché devo dirti che lo fa. A un certo punto potrei anche pensare che
stai facendo di tutto per convincermi a portartelo via perché te ne vuoi
liberare. Stai cercando di convincermi di qualcosa di cui non sono convinto. Visto
che piace a te vuoi farmi credere che anche a me deve piacere perché se non mi
piace sono uno stolto. “Sa, a me piace il vino con il sapore di merluzzo. Metto
sempre un pezzo di merluzzo nella caraffa del vino prima di berlo. È una
delizia, una poesia creata da questo incontro tra il terreno sassoso dove
cresce il vitigno e la profondità del mar Baltico dove è stato pescato il
merluzzo. Rigorosamente con la canna da pesca. Non sia mai che lo si peschi
all’ingrosso e selvaggiamente con le reti.”
Ecco cosa non mi piace. Etichettare le cose che devono
piacere o non piacere a tutti. Indistintamente. Esattamente come i film di
Stanley Kubrik. A me fanno venire il latte alle ginocchia. Non ce n’è uno che
sono riuscito a guardare dall’inizio alla fine senza fare l’avanzamento veloce
(dove era possibile) o senza addirittura spegnerlo prima della mezz’ora. È
inutile che mi si ripeta che sono dei capolavori. Solitamente mi viene detto da
persone che si reputano cinefili e conoscitori proprio per il fatto che
apprezzano questo genere di film. No. Per me non funziona così. Piuttosto mi
guardo qualche film “cazzata” perché almeno so che cosa mi aspetta.
Non potrò mai vedere l’arte in un pezzo di cacca solo perché
è quella di un artista che si è divertito ad inscatolarla. Puoi metterci la più
bella etichetta con la foto più bella stampata sulla carta migliore. La puoi
esporre su uno scaffale con il sottofondo musicale del più grande musicista e
illuminata magistralmente dalla semplice luce naturale, ma la sostanza è sempre
quella. E non mi piace.
Dopo tutto questo discorso dove vuoi
arrivare?
Ancora da nessuna parte sembra. Era solo per convincermi
nuovamente che il libro che voglio leggere è veramente quello che mi parla e
che, in fondo davvero non ha bisogno di rispettare dei punti numerati per essere
quello che voglio leggere perché so che mi piacerà un sacco. E non lo farà solo
perché è piaciuto a più del 50% delle persone che lo hanno letto.
Ora dimmi sinceramente. Credi che forse mi permetto di
decidere prima come voglio che sia perché ho paura di scoprire che mi potrebbe
piacere anche se non è come lo voglio? Astrusa forse come considerazione, ma in
questo momento in cui mi sento nudo come un verme e vulnerabile come un
bucaneve seppellito da una valanga credo sia la cosa più ovvia. Una
dichiarazione in verità in verità, proprio quella che se lo merita due volte di
esserlo.
Senti Viskovitz. Qualsiasi emozione tu possa
provare nello sfornare considerazioni come queste la devi proprio esternare. Se
non dai sfogo alla valvola della pentola a pressione c’è il rischio che quella
scoppi e che ti fai male seriamente.
Cosa vuoi però che ne sappia io del perché
stai cercando di capire quale sia il libro che vuoi leggere. Finora mi sembra
quasi di aver capito che vorresti leggere il libro che narra della tua vita in
modo da essere sicuro che il tuo passato sia stato quello. In modo da avere la
conferma che sei ancora qui e ora in un presente che, a quanto pare, non è che
ti stia dando un sacco di soddisfazioni. O sbaglio?
Certo, fai il ganzo e il figo che ride e che
scherza, ma poi di nascosto ti ascolti i brani musicali più tristi per avere la
scusa che la lacrimuccia sia dovuta a quella musica. È venuta a galla sì per
quella musica, per quel testo e per quei ricordi, ma lei era già lì che
aspettava di uscire, e solo tu sai perché sia stata lì. Perché È lì.
Non hai bisogno di dirmelo il perché quella
lacrima è lì. Non mi importa. Sono qui forse solo per aiutarti a pedalare. Per
aiutarti a far scorrere il mondo sotto le ruote della tua bicicletta. Magari
insieme arriviamo da qualche parte. Sarà sempre una qualche parte, quella dove
stavamo già andando, ma anche se non lo fosse la stessa fa niente lo stesso.
Credo di essere stanco di pedalare. Quando sono nato e hanno
tagliato il cordone ombelicale è come se mi avessero dato in mano il bandolo della
matassa dicendomi che da lì in poi erano cavoli miei. Quella matassa ingarbugliata
è il bagaglio che mi è stato assegnato e che mi porto in giro nascosto chissà
dove. Sempre che sia in questa dimensione. Così io ho iniziato ad arrotolare il
gomitolo della mia vita cercando di farlo il più tondo e perfetto possibile.
Per il nocciolo ho avuto bisogno della supervisione dei miei
genitori. Ho iniziato gattonando quasi
disordinatamente. Poi i passi. Dapprima incerti e poi sempre più sicuri e
decisi.
Ho cominciato a pedalare attorno a quel gomitolo il giorno
che ho scoperto che la vita mi appartiene. La mia vita è un gomitolo che
diventa sempre più grande. Lo arrotolo pedalando a spirale attorno al mio
passato. Un passato che posso raggiungere in ogni momento trivellando
attraversando il filo che ho già avvolto, badando bene però di non romperlo,
altrimenti dovrei srotolarne un pezzo per annodare i due capi di
ri-congiunzione.
A volte pedalo con orgoglio facendo girare il gomitolo sotto
di me come se nulla fosse e fischiettando la marcia trionfale dell’Aida o anche
con una potenza e una convinzione di poter far tutto nella vita canticchiando
Eagle degli Abba:
And I dream I'm an eagle
And I dream I can spread my wings
Flying high, high, I'm a bird in the sky
I'm an eagle that rides on the breeze
High, high, what a feeling to fly
Over mountains and forests and seas
And to go anywhere that I please.
And I dream I can spread my wings
Flying high, high, I'm a bird in the sky
I'm an eagle that rides on the breeze
High, high, what a feeling to fly
Over mountains and forests and seas
And to go anywhere that I please.
Altre volte sono troppo frettoloso e vado a balla in una
discesa vertiginosa e spensierata che, certo, è piacevole, ma fa sembrare che
tutto scorra troppo veloce. Troppo veloce. Finché è troppo tardi.
Infine questi momenti. Quelli dove ti va il sangue alla
testa perché sei a testa in giù. Quelli in cui devo impegnarmi di più per far
scorrere il mio mondo/ la mia matassa in modo da ritrovartelo nuovamente sotto,
anche se poi so che non possono esistere un sotto e un sopra se tutto è qui e
ora...
Ecco. Mi aiuti a pedalare?
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